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La grande miniera dismessa di Cave del Predil – visita alla cava e funivia abbandonata

Per raggiungere la cava, esiste un sentiero molto ripido e non troppo agevole per la presenza di rocce e radici (grado di difficoltà EE escursionisti esperti) il quale permette di raggiungere il sito estrattivo in poco più di 1 ora.

 

Negli anni ’70 l’attività della miniera si espanse fino alla cima della montagna, dove la convenienza di estrarre il minerale a cielo aperto suggerì l’apertura di una cava. Tuttavia, le difficoltà da superare per riuscire a sfruttare quella zona impervia furono notevoli. Poiché non era possibile realizzare una strada, si dovette ricorrere all’impiego di un elicottero militare per trasportare in quota mezzi e materiali.

Venne realizzata anche una moderna funivia per il personale e una teleferica parallela per i materiali, impianti relativamente semplici ed economici con i quali fu possibile trasportare a monte i minatori e i macchinari indispensabili per la coltivazione della cava, oltre far scendere il minerale estratto. Sorprendono le dimensioni del sostegno, con struttura a traliccio sospeso alto quasi 18 metri, e anche la portata massima del carrello, ben 4 tonnellate.

A breve distanza, scendendo di quota, si può notare il vecchio edificio dei minatori, un tempo interessante da vedere, ma oggi ci riserva l’amara sorpresa del suo parziale crollo. All’interno della rimessa, fortunatamente ancora integra, si può ammirare una pala cingolata Caterpillar risalente agli anni ’70. La macchina purtroppo è stata parzialmente vandalizzata, ma nel complesso è ancora condizioni accettabili, a parte i vetri rotti.

Vicino all’edificio, c’è uno degli ingressi della miniera, ormai semi nascosto dalla vegetazione. Questa galleria è stata realizzata 110 anni fa, e permetteva di accedere al livello “Andrea”. I livelli sotterranei di questa miniera erano identificati con un nome, probabilmente in memoria di sfortunati minatori che hanno perso la vita nel sottosuolo, oppure dei vecchi proprietari titolari delle concessioni e delle gallerie estrattive.

Continuando a scendere attraverso una vecchia strada da cantiere, ormai in pessime condizioni, si raggiunge la stazione della vecchia funivia, un piccolo impianto a servizio del personale impiegato nella parte alta della miniera e nella cava. All’interno dell’edificio c’è solo la sala di attesa, dalla quale si accede al piano di imbarco. Questa funivia era del tipo a cabina singola, quindi con singola via di corsa e una sola fune portante a campata unica, con fune traente ad anello. Il dislivello tra le stazioni è di 400 m.

Per finire, una volta scesi a valle, dedichiamo un po’ di tempo alla visita della stazione di partenza delle due linee funiviarie. Qui si trovano ancora in posizione sia il carrello per i materiali che la cabina per le persone. Quest’ultima risulta ancora in buone condizioni, mentre non si può dire lo stesso per l’impianto elettrico, ormai depredato da molte componenti. Il pulpito di manovra fortunatamente è ancora quasi integro, da qui si comandavano i movimenti della cabina, e i vari tipi di freno di cui ogni impianto a fune è dotato. Nella parte posteriore alcuni quadri elettrici contenevano le schede elettroniche dei sistemi di sicurezza, tutte parti prodotte dalla ditta vicentina ISE alla fine degli anni ’60, quando l’elettronica nelle funivie era ancora agli albori.

I due impianti furono costruiti alla fine degli anni Sessanta dalla Leitner di Vipiteno, la cabina poteva trasportare fino a 6 persone viaggiando a 4 m/s. Da notare che la fune traente di questo impianto non è dotata di teste fuse, ma è fissata alla cabina secondo il più sicuro sistema ad anello impalmato. Sotto il piano di imbarco, c’è la sala macchine con l’argano principale e il motore Diesel per il recupero di emergenza, tutto risulta integro e probabilmente ancora in grado di funzionare.

 

 


    Questo articolo è stato redatto da Lost Structures

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