A Sarajevo una funivia Leitner simbolo di pace

La nuova cabinovia di LEITNER ropeways collega la città di Sarajevo al monte Trebević. Il vecchio impianto venne distrutto durante la guerra civile tra il 1992 e il 1996.

 

Quello che fu uno dei più celebri simboli delle Olimpiadi invernali del 1984, la funivia che portava in cima al monte Trebević sopra Sarajevo, capitale della Bosnia-Erzegovina, fu distrutto dai bombardamenti durante la guerra civile, che negli anni Novanta insanguinò l’ex Jugoslavia.

Oggi, dopo oltre venti anni dalla fine del conflitto, il monte Trebević torna a nuova vita grazie alla cabinovia realizzata dall’azienda altoatesina LEITNER ropeways. Un progetto, fortemente voluto dal giovane sindaco della città Abdulah Skaka, e reso possibile anche dall’olandese Edmond Offermann, che dopo aver fatto fortuna negli Stati Uniti, ha voluto donare alla città dove è nata sua moglie la bellezza di 3,5 milioni di Euro da destinare alla ricostruzione della funivia.

Il 6 aprile Sarajevo festeggiava la rinascita di quello che è stato uno dei suoi simboli principali: la funivia del monte Trebević. Un avvenimento con cui la città chiude uno dei capitoli più bui della propria storia. La costruzione della nuova cabinovia, “firmata” LEITNER ropeways, ha infatti un forte valore simbolico, ed è il segno di una pace ritrovata e di una voglia di rinascita dopo anni di guerra che hanno profondamente segnato la Bosnia. Il suo valore simbolico sta anche nel fatto che sotto il tracciato passa oggi la linea di confine fra le due entità che compongono la Bosnia Erzegovina così com’è nata dagli accordi di pace di Dayton: da un lato la “Federacija” croato-musulmana, dall’altro la “Republika Srpska” in cui si trova il monte Trebević.

Il precedente impianto era stato costruito nel 1959 e conduceva i passeggeri di quella che era una delle principali città dell’allora Jugoslavia fin sulla vetta del monte in soli 12 minuti; la funivia raggiunse fama mondiale con i giochi invernali olimpici del 1984, grazie anche alla sua posizione strategica, a ridosso della pista di bob, che garantiva una vista incredibile delle gare dall’alto.

Durante la guerra, tra il 1992 e il 1996, la cabinovia fu una delle prime strutture a essere colpite dagli assedianti, che occuparono proprio le montagne attorno a Sarajevo per interrompere ogni comunicazione tra la città e il mondo esterno.
L’impianto venne gravemente danneggiato e l’intera area circostante minata. Terminato il conflitto, furono necessari lunghi lavori di bonifica e solo nel 2010 l’area fu dichiarata nuovamente sicura; è ad allora che risalgono i primi progetti per la ricostruzione dell’impianto.

 

Tecnica funiviaria all’avanguardia per la rinascita di un luogo-simbolo

La nuova cabinovia 10 posti, che porterà abitanti e turisti dal centro della capitale bosniaca fino alla vetta del monte Trebević a 1.160 metri di altezza, ha una lunghezza inclinata di 2.158 metri ed un sistema di azionamento, il DirectDrive, che si contraddistingue per le sue caratteristiche di efficienza ed ecocompatibilità.

Le 33 cabine garantiranno una portata oraria di 1.200 persone, ed effettueranno il tragitto tra la stazione a valle Hrvatin, nel cuore della città, e quella a monte Vidikovac in soli sette minuti e quindici secondi, con una velocità di cinque metri al secondo. Per ricordare il periodo d’oro della funivia, cinque cabine si presentano nei cinque colori dei cerchi della bandiera olimpica: rosso, nero, verde, blu e giallo.

 

Sogno d’amore e segno di pace

Per l’olandese Edmond Offermann, fisico nucleare con la vocazione per gli affari, Sarajevo è sempre stato un luogo molto speciale: è infatti la città natale di Maja Serdarević, l’amore della sua vita, anche lei fisico nucleare, con cui ora vive negli Stati Uniti. Ma la città gli è rimasta nel cuore anche per un ricordo molto particolare legato alla funivia di Trebević. «Era il 1991 eppure mi sembra ieri: me la ricordo ancora perfettamente quella gita con Maja in funivia; rimasi affascinato dalla montagna, dalla vista sulla città», ricorda Offermann. Mentre la coppia è in America, dove nel frattempo Offermann aveva riscosso successo a Wall Street, comincia l’assedio di Sarajevo: parenti e amici della moglie vivono sotto i bombardamenti e al termine del conflitto Offermann, che nel frattempo è diventato ricco e ha tra l’altro anche investito in una stazione sciistica in Svizzera, vuole realizzare un sogno: fornire un concreto aiuto alla ricostruzione della funivia distrutta.

I primi tentativi risalgono al 2011, ma il progetto si arena ben presto, e solo con il nuovo sindaco di Sarajevo Abdulah Skaka le cose ricominciano a muoversi nella giusta direzione. Il nuovo progetto, che prevede la realizzazione dell’impianto e di un albergo presso la stazione a monte, parte quindi davvero, e la costruzione della nuova cabinovia viene affidata a LEITNER ropeways. Un progetto dal valore complessivo di 9 milioni di euro, di cui 3,5 sono stati donati da Offermann: un modo per contribuire alla realizzazione del proprio sogno.

E così il 6 aprile la coppia, dopo un viaggio con la nuova funivia, è tornata in cima al monte Trebević, nel luogo che più di ogni altro ha segnato il loro amore. «Un giorno storico per Sarajevo: il 6 aprile non è solo l’anniversario della liberazione della città dai nazisti nella Seconda Guerra Mondiale, ma anche il giorno della rinascita di un simbolo di pace. Un giorno di forti emozioni per me e mia moglie: ripensando al nostro primo viaggio qui, nella primavera del 1991, ma ricordando anche la paura per i nostri cari durante il conflitto. Spero davvero che questa funivia segni una rinascita per la città di Sarajevo.»

 

GD10 Trebevic

  • Lunghezza: 2.158 m
  • Dislivello: 578 m
  • Velocità: 5 m/s
  • Capacità: 1.200 p/h
  • Numero di cabine: 33
  • Numero di sostegni: 10


    Questo articolo è stato redatto da LEITNER

LEITNER è parte del gruppo imprenditoriale High Technology Industries (HTI), protagonista a livello mondiale nel settore degli impianti a fune (Leitner, Poma, Bartholet e Agudio), dei battipista, veicoli cingolati e gestione della vegetazione (Prinoth e Jarraff), dell’innevamento programmato e sistemi di abbattimento polveri (Demaclenko e Wlp), dell’energia eolica (Leitwind), dell’idroelettrico (Troyer) e della gestione digitalizzata dei comprensori sciistici (Skadii). Presente con i propri prodotti in 89 Paesi sparsi nel mondo, il gruppo HTI conta 21 siti produttivi, 108 filiali e 138 centri di assistenza.

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